La Strada del Novecento

Un viaggio attraverso i principali monumenti del secolo scorso

1) Pitture della Parrocchiale di Castelbelforte

La chiesa di San Biagio, fino al 1787 dipendente dalla Diocesi di Verona, fu progettata dall’ingegnere Carlo Brilli di Cremona. Iniziata il 23 agosto del 1841 e collaudata il 18 agosto del 1862, sostituisce un precedente tempio, costruito nel 1460 a poca distanza dall’attuale. Il campanile è concluso nel 1868. Il tempio, di gusto neoclassico, si articola in una pianta centrale a croce greca. La facciata esterna è scandita da due semicolonne e due pilastri di ordine ionico e ha nelle nicchie le statue di San Biagio e San Paolo di Tarso. Le pitture nel catino dell’abside (San Biagio nella gloria) e nella vela della navata (Glorificazione della Madonna) sono del veronese Giuseppe Resi che le realizza tra il 1952 e il 1954 insieme a nove tele ad olio con ritratti di santi, nei riquadri della navata. 

Nel presbiterio a destra si trova una tela di fine secolo XVI raffigurante l’Assunzione di Maria con San Giovanni Battista e Santa Barbara. La pala dell’altare, del secolo XVIII, presenta San Biagio che benedice frutta su una mensa. Le quattro statue degli evangelisti, in legno dorato, sono del secolo XV. La tavola della Madonna con il Bambino e una mela, della scuola di Lorenzo Costa, databile agli inizi del secolo XV, è stata donata alla chiesa nel 1874. L’organo è del 1943, realizzato dall’organaro Agostino Benzi di Crema. 

2) Pitture della Parrocchiale di Castel d'Ario

L’affrescatura di tutto l’interno della parrocchiale, su commissione del parroco don Luigi Morselli, è realizzata dal pittore veronese Giuseppe Resi in tre lotti fra il 1937 e il 1938 e inaugurata il 16 aprile 1939. Resi esegue la decorazione in solitario lavoro, coadiuvato per un breve periodo da Aligi Miolato, e, per la parte decorativa, dal casteldariese Cesare Carantini. Il suo stile divisionista nella tecnica, è influenzato dal Simbolismo e dal movimento Novecento di cui condivide il “ritorno all’ordine” ossia il riferimento all’arte classica. I dipinti sono eseguiti preferendo alla costosa tecnica dell’affresco la tempera fissata con l’albume d’uovo. Il primo lotto di lavori riguarda il catino dell’abside, con l’Incoronazione della Vergine tra santi e angeli musici, e il presbiterio con la Cena in Emmaus. Resi prosegue decorando la navata.

Nella crociera sono dipinti i quattro evangelisti. Nelle lunette i profeti Geremia, Daniele, Isaia e Ezechiele, e sopra l’organo Gesù nell’orto degli Ulivi. L’ultima parte dei lavori riguarda le superfici dal cornicione in giù, dove sulle pareti sono raffigurati sei santi. Decora inoltre le cappelle laterali, la sagrestia, il battistero e prepara i cartoni per le vetrate della navata che raffigurano la Resurrezione, l’Adorazione dei Magi e l’Assunzione di Maria patrona di Castel d’Ario. Suo anche il quadro della Madonna delle Grazie nella cappella omonima, dipinto nel 1940. 

3) Biblioteca di Villimpenta

L’area su cui sorge la Biblioteca fa parte sino al 1916 della Prebenda Parrocchiale. L’ambito, frazionato nel 1916 dall’ingegnere comunale Lodovico Schiavi, viene acquisito dal Comune di Villimpenta il 20 marzo dello stesso anno per la realizzazione di un ufficio postale al piano terra e di un appartamento al piano primo. Progettista è lo stesso ingegnere Schiavi, tecnico del Comune di Villimpenta, laureatosi presso l’Università di Bologna nel 1907. Un recente restauro ha trasformato il complesso in Biblioteca. Il prospetto principale dell’edificio presenta una chiara suddivisione tra piano terra e primo. 

Il piano terra, contraddistinto da tre ingressi, di cui quello centrale di larghezza doppia, e da due finestre interposte, presenta una superficie rivestita in cemento bianco, decorato con graniglia di marmo, bianca e nera. La parte superiore è invece rifinita ad intonaco, fatta eccezione per un fregio decorato con motivi floreali, interposto tra le bucature, e realizzato in cemento e graniglia. Il prospetto superiore è scandito da finestre rettilinee incorniciate e alternate a specchiature, mentre al centro si trova una trifora con colonne, archi e capitelli in cemento bianco. Il forte aggetto della cornice di gronda, realizzata con piastre in calcestruzzo leggermente armato, è decorato verso il basso con una serie di vele spiegate al vento tenute assieme da un flessuoso cordone.

4) Parco di Arlecchino a Gazzo di San Giorgio Bigarello

Il complesso della Carpaneta è realizzato dalla famiglia Castagnari nel 1876 in sostituzione di un precedente manufatto, descritto nel Settecento sulle carte del Catasto Teresiano. La ricostruzione, come si presenta attualmente, si compone di casa padronale, scuderia, corpi rustici, abitazioni per i salariati. La pila da riso del 1776, del tipo a pistoni, è in asse con la strada di accesso alla corte e in fregio al canale Tartagliona. Suddivisa in due piani, con il granaio al primo e il piano terra occupato dai macchinari del tipo a pistoni, ne conserva tuttora una parte, insieme alla ruota esterna, azionata dalle acque del canale Tartagliona. 

Il complesso della corte è oggi proprietà dell’Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste (ERSAF), così come la circostante foresta della Carpaneta che, su progetto della Regione Lombardia, è stata piantumata a partire dal 2003 per ricreare un bosco simile a quelli che in origine ricoprivano la pianura padana. Latifoglie arboree e specie arbustive si estendono su una superficie di 43 ettari. All’interno della foresta si trovano anche: il Parco didattico di Arlecchino per stimolare la curiosità verso il mondo vegetale; il Parco di Virgilio che riproduce i paesaggi descritti dal poeta mantovano; un paesaggio tipico della zona con la piantata di viti su sostegno vegetale. 

5) Complesso idraulico della Travata

Realizzata tra il 1925 e il 1929, l’impianto del Consorzio di Bonifica del territorio a sud di Mantova è progettato dall’ingegnere Pietro Ploner (1888-1951) secondo un sobrio stile neorinascimentale con elementi liberty. La Travata sostituisce i precedenti manufatti, scarsamente efficaci, perché privi di pompe di sollevamento. Il complesso idraulico presenta diverse strutture che, collegate ai canali della zona, servono allo smaltimento in Mincio delle acque in eccesso e alla regolazione estiva delle acque d’irrigazione. Al centro del complesso, con all’interno cinque pompe di sollevamento, si trova il fabbricato principale, posto a cavallo del canale Gherardo.

A sinistra scorre il canale Bissi e a destra il canale Bolognina. Durante i periodi di grandi piogge, le acque basse dei tre canali sono sollevate alla quota del bacino retrostante e fatte defluire in Mincio; nei periodi di siccità le acque alte del canale Gherardo, che funziona da collettore della zona, sono pompate nei canali Bolognina e Bissi per l’irrigazione dei terreni agricoli. Accanto all’impianto di sollevamento si trova la centrale termoelettrica munita di quattro motori diesel di cui due da transatlantico e due da sommergibile. Le abitazioni degli addetti all’impianto e un sistema di chiuse e di locali accessori completa la dotazione funzionale della Travata.  

6) Parrocchiale di San Giacomo Po

L’abitato di San Giacomo Po fino agli inizi del Novecento, era localizzato a ridosso del Po: le continue inondazioni hanno determinato il trasferimento dell’abitato nel luogo dove ora si trova. La chiesa parrocchiale, dedicata a San Giacomo Maggiore apostolo, è costruita a partire dal 1904 ed è benedetta nel 1907. Il campanile in calcestruzzo armato è realizzato nel 1950 in sostituzione del precedente addossato al tempio. L’edificio, di stile neogotico, ha una facciata a due spioventi con protiro pensile sopra l’ingresso coronato da un rosone stellare. L’interno a croce latina, ha un’unica navata suddivisa in tre campate e conclusa da un transetto. A metà Novecento, su iniziativa del parroco Alcide Gelati, sono realizzati l’altare e l’arredo della sagrestia. Nel transetto si trova la parte di una tela più ampia con una Madonna in trono tra Santi dell’inizio del secolo XVIII. L’organo è di Agostino Benzi e Figli di Crema.

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