Villa Gobio, edificata probabilmente nel Rinascimento come sembrano attestare alcuni soffitti e travature, si mostra ora nel suo rifacimento di metà Settecento. Lo confermano, all’esterno, la cornice che corona il palazzo; le aperture dai tagli svariati e mistilinei; gli stucchi di gusto rococò che sulla facciata del fabbricato si stendono intorno alle aperture e salgono fino ad abbracciare le finestrelle del granaio. L’edificio, al contempo sobrio ed elegante, è un classico esempio di quelle decorose abitazioni campestri che i ricchi proprietari terrieri mantovani costruivano sulle loro terre per alloggiarvi al tempo dei raccolti così da seguire meglio i lavori. Originariamente era preceduto da un cortile, chiuso da muro di cinta e da due fabbricati che vennero abbattuti per fare posto alla piazzetta attuale secondo il volere del proprietario Carlo Gobio quando nel 1867 lo regalò al Comune. All’interno, sopra la volta a botte che copre la nobile scala a due rampe, c’è un affresco settecentesco incorniciato a stucco raffigurante il sacrificio di Isacco e si conservano testimonianze di eventi importanti lì accaduti. Una lapide con iscrizione in latino magniloquente ricorda infatti che nel 1713 venne dato dall’allora proprietario Valentino Fanegota un sontuoso ricevimento in onore dell’imperatrice Elisabetta Cristina, moglie di Carlo V, di passaggio da Roverbella dopo essere stata a Mantova. Nel 1796 a villa Gobio stabilirono il loro quartier generale gli austriaci e poco dopo vi si insediò il vincitore Napoleone. Nel 1866 vi soggiornò il principe Umberto, figlio del re Vittorio Emanuele II, di ritorno dalla sfortunata battaglia di Custoza.